05/01/12

Cimiteri e tempo di Restaurazione

 
Ci mancava solo il cimitero dei feti, dall'emblematico appellativo Il Giardino degli Angeli, ad aggiungere un ulteriore tassello a questo puzzle da ancien régime che è la ri-costruzione, o meglio, la restaurazione, della società italiota dopo un ventennio di berlusconismo.
I centri antiviolenza vengono lasciati a secco, i movimenti per la vita premono per colonizzare i consultori, cancellando la loro laicità, i tagli al welfare impongono alle donne un ritorno al lavoro domestico di cura e, non da ultimo, questa brillante trovata del cimitero dei feti. Con un importante discrimen: non per tutti i feti, ma solo per quelli oggetto di un aborto spontaneo o terapeutico. Gli altri, i feti delle donne permale che hanno praticato una ivg, non hanno diritto ad accedere al consesso degli angeli, ma sono considerati, letteralmente, figli di puttana.
Se non ce ne siamo ancora accort*, sarà bene cominciare a istituire dei collegamenti tra fatti apparentemente diversi e prendere atto del pesante clima di restaurazione del mos maiorum che sta spazzando via le conquiste di civiltà ottenute con le lotte negli anni 60/70 su tutti i fronti: dai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, a quelli della persona come il diritto all'autodeterminazione e a un'affettività e a una sessualità libere, su cui non pesi l'ombra del senso di colpa.
La restaurazione di un immaginario collettivo da post-congresso di Vienna procede ormai da anni, attraverso passi per così dire "piccoli", ma significativi, che utilizzano il corpo della donna come terreno di riconquista di un complesso di valori che, evidentemente, il '68 non ha saputo incisivamente mettere in discussione e superare. Ecco allora aumentare a dismisura il numero dei medici obiettori di coscienza negli ospedali, fino a  rendere l'applicazione della 194 una corsa a ostacoli ecco l'insinuarsi dei movimenti per la vita nelle scuole e nei consultori; ecco avanzare una retorica dell'antizoccolismo costruita sull'opposizione tra ministre incompetenti perchè si sono fatte strada a suon di orgasmi e ministre giudicate competenti ancor prima di mettersi all'opera, sulla base di un curriculum vitae in cui un peso notevole è determinato dallo stato civile e dalla fede religiosa.
Al di là della sua effettiva utilità, il cimitero dei feti, o giardino degli angeli che dir si voglia, assolve a una fondamentale urgenza simbolica: ribadire una distanza tra le donne perbene e quelle permale, che scelgono di rifiutare una gravidanza. Alle prime, un luogo a spese dei contribuenti per piangere ciò che sarebbe potuto essere e che non è stato; alle seconde niente, se non un monumento a imperitura memoria del senso di colpa, momumento che è a loro rigorosamente precluso, ma che comunque c'è, esiste, a ricordar loro che hanno ammazzato un figlio.
Quello che sbalordisce è che la genialata del giardino dei feti-già-angeli sia patrocinata da quegli stessi ambienti di destra che poi sostengono e attuano tagli al welfare, alla sanità e alla scuola. Che dire infatti, tanto per fare un esempio, della riduzione di insegnanti di sostegno?
Quindi, se una donna, in questo clima di terrorismo psicologico, sceglie di far nascere un figlio che sarà un diversamente abile e che avrà bisogno di cure e attenzioni particolari e di un sostegno a scuola, cosa dovrà fare, se non arrangiarsi da sola?
Ma i bambini diversamente abili, quelli nati dico, che sono davvero e non ideologicamente essere umani, non hanno diritti più di un feto? O se una donna sola, una single, sceglierà di diventare madre, magari con un lavoro precario da 8/10 ore al giorno per 1000 euro, di quali servizi potrà avvalersi per crescere questo figlio serenamente?
Ma in fondo cosa importa, le donne hanno una naturale attitudine al multitasking, in qualche modo faranno, si arrangeranno. Certo, dovranno rinunciare a se stesse, al tempo libero, all'indipendenza economica, all' autonomia, per ritornare nel gineceo a provvedere alla prole e ovviamente al marito, non sia mai venga loro in mente di farne a meno. Mettiamole in condizioni di necessità e a meno non ne potranno fare.
E per chi si ribella, per chi sceglie diversamente, per chi si ostina a voler fare di testa propria, facciamo una bella cosa: mettiamole tutte in croce, così non ci proveranno più.









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