04/09/11

E se un' utopia diventasse realtà? La silenziata rivoluzione dell'Islanda.

God bless Iceland - Trail del documentario

Mentre  i media nostrani si affannano a riportare in pillole le risibili  misure anticrsi del nostro altrettanto risibile governo, in Islanda è in atto una vera e propria rivoluzione senza armi che gli stessi mass media non sembrano ritenere degna di nota. Eppure la popolazione islandese, negli ultimi due anni, ha saputo dare una clamorosa lezione niente meno che al Fondo Monetario Internazionale e alle lobby delle banche: dimissioni di un governo incompetente ed elezione di nuovi candidati/e  scelti/e tra cittadini/e comuni estranei/e ai partiti, nazionalizzazione delle banche, mandati di arresto per i top manager e i banchieri responsabili del disastro finanziario, costituizione di un'assemblea popolare riformatrice e libera informazione garantita sono i punti principali. Ma come mai le pagine dei giornali e i notiziari sono riempiti dalle primavere arabe a suon di mitraglie e bombardamenti e passano sotto silenzio quella islandese, a suon di casseruole e lanci di uova?
Dopo la bancarotta del 2008, il governo islandese aveva annaspato in cerca di soluzioni che rimanevano nel solco di una tradizione neoliberista, la stessa che aveva causato la bancarotta. Questo aveva causato una sollevazione popolare, che era riuscita ad ottenere le dimissioni in blocco del governo in carica.
Nel 2009, il governo succeduto con le elezioni anticipate stabilisce il pagamento dei debiti alle creditrici Gran Bretagna e Olanda attraverso 3.500 milioni di euro che le famiglie islandesi avrebbero dovuto pagare attraverso una tassazione del 5.5%  per i futuri 15 anni. La popolazione insorge di nuovo e chiede, ottenendolo, un referendum popolare la cui risposta è un 93% di No al pagamento del debito. Il FMI congela gli aiuti monetari che aveva promesso, ma il governo va avanti sulla strada indicata dalla volontà popolare. Vengono nazionalizzate le banche, viene deliberato di non pagare il debito a gran Bretagna e Olanda, vengono emessi mandati di arresto per banchieri e top manager, responsabili della crisi finanziaria. Intanto viene eletta un'assemblea popolare per la riscrittura della Costituzione e vengono gettate le basi per il progetto Icelandic Media Movement Iniziative, con lo scopo di garantire i presupposti legali per una libera informazione.
Questi, in estrema sintesi, i fatti, di cui si possono trovare notizie più ampie e circostanziate googlando rivoluzione islandese o consultando le pagine di
www.controlacrisi.org e di informarexresistere.fr.
Ciò che qui mi preme sottolineare sono due punti:
  • il primo è che esistono soluzioni alternative alle politiche neoliberiste su cui si continua ad insistere in Europa per escogitare un rimedio ai mali che esse stesse hanno determinato. Basta saperle immaginare. Islanda docet.
  • il secondo è il silenzio quasi totale dei media tradizionali sulle vicende islandesi. Certo, potrebbero indurre un desiderio di emulazione. Meglio distrarre il pubblico con le losche tresche di un Parolisi.

Nessun commento:

Posta un commento