02/10/11

Egregi Professori, Gentili Professoresse

Egregi Professori,
Gentili Professoresse,

così si apre la lettera inviata dal Consiglio direttivo del Parlamento Europeo Giovani (PEG) all'attenzione del corpo docenti delle scuole superiori per invitare gli istituti ad aderire alla preselezione attraverso la quale accedere alle selezioni nazionali in cui saranno scelte le scuole che rappresenteranno l'Italia alle sessioni internazionali dell' European Youth Parliament.

Progetto ambizioso, riconosciuto dal Ministero dell'Istruzione come iniziativa volta alla valorizzazione delle eccellenze, il PEG si prefigge l'obiettivo di incoraggiare i giovani ad essere consapevoli delle diverse culture e delle caratteristiche proprie degli Stati Membri della UE, a rispettare le differenze tra le nazioni e a lavorare insieme per il bene comune [...] educando a praticare un pensiero critico indipendente e a dialogare in maniera costruttiva con persone provenienti da diverse esperienze sociali, culturali ed economiche. L' associazione mira ad arricchire i giovani cittadini europei offrendo loro un momento di discussione e confronto con l'obiettivo di trovare soluzioni innovative a problematiche reali, sottolineando l'importanza del dialogo interculturale e del rispetto reciproco.
Ma quanti bei propositi. Anche l'incipit lascerebbe sperare il meglio, considerato il duplice appello a professori e professoresse, cosa abbastanza insolita in un ambiente, quale quello scolastico, dove, nonostante il livello di progesterone abbia pericolosamente saturato l'aria, ci si ostina a parlare di alunni e non di alunne, di scrittori e non di scrittrici, di coordinatori, bidelli e presidi. Tutto rigorosamente al maschile, anche se i bidelli, i professori, i coordinatori, i presidi, pardon, dirigenti scolastici, sono, nella quasi totalità, donne.
Dunque, si diceva, quell'appello alle professoresse avrebbe potuto promettere bene se non fosse per quell'aggettivo, gentili, che è ben diverso dall' egregio riservato ai signori colleghi. Come mai questa diversità? Esaminiamo attentamente la questione.
Egregio si usa nelle intestazioni ufficiali come formula di cortesia per riconoscere al destinatario di una missiva dei pregi, dei meriti, che non solo lo rendono oggetto di stima e di rispetto,  ma lo segnalano anche e soprattutto come una persona che esce dal comune, che è superiore alla media. Il termine deriva infatti dal latino e grege, fuori dal gregge.
Gentile non è sinonimo di egregio, ma ha ben altro significato: garbato, affabile, che rivela buona educazione. Gentile, dal latino gens, indicava l'appartenza a una famiglia aristocratica e le conseguenti qualità morali e comportamentali che derivavano, almeno idealmente, da un'origine nobiliare. Nel Medioevo, gentile diventa  termine tecnico del linguaggio cortese e passa ad esprimere la qualità, tipicamente femminile, della nobiltà d'animo. Tanto gentile e tanto onesta pare, scriveva il Dante stilnovista per qualificare la donna spiritualmente nobile e decorosa negli atteggiamenti esteriori, oggetto del suo amore e della sua poesia.
Da allora non mi sembra che abbiamo fatto grandi progressi, se proprio chi si pone come obiettivo l'educazione dei cittadini - e delle cittadine, aggiungo io, visto che il PEG non ne fa menzione - con l'uso di aggettivi distinti per rivolgersi ai professori e  alle professoresse rivela,  pur inconsciamente, di attingere a un immaginario collettivo vecchio e stereotipato, che si fonda sul primato dell'uomo e l'eterna docilità richiesta alla donna. Il professore, dunque, è egregio, si distingue per le sue doti intellettuali e per i suoi meriti, che lo pongono su un livello di superiorità rispetto al gregge, alla massa. La professoressa è gentile, dai modi pacati, docili e affabili, con i quali svolge un'attività che, nel suo caso, assomiglia più a un lavoro di cura che a una prestazione intellettuale. La cara vecchia maestrina dalla piuma rossa di Edmondo de Amicis, per intenderci.  
Con questi presupposti ci si accinge a selezionare gli studenti e le studentesse che dovranno rappresentare l'Italia nelle sessioni internazionali del Parlamento Europeo Giovani e che, con molta probabilità, si porteranno dietro quel pesante bagaglio di stereotipi che ci spinge agli ultimi posti delle classifiche europee sulle politiche sociali e di genere. Un bagaglio pesante e insopportabile, di cui spesso non si è nemmeno consapevoli, ma che la lingua, quando viene analizzata con attenzione, inequivocabilmente rivela.
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