18/08/11

Elogio della donna fiera

Se lo avessi scritto io, sarei stata per così dire di parte. Ma questo Elogio a la mujer brava (e si tenga presente che bravo in spagnolo è un falso amico, perchè significa fiero, indomito, coraggioso) è opera di  Hector Abad Faciolince, scrittore, saggista, giornalista, traduttore ed editore colombiano. Espulso dall'universiità  pontificia bolivariana per un articolo ritenuto irriverente verso il Papa, si trasferì in Italia, dove ha completato gli studi e dove ha vissuto dal 1982 al 1986. Di Hector Abad In Italia sono stati pubblicati un memoir, L'oblio che saremo, (Einuadi), in cui racconta del padre, ucciso dai paramilitari colombiani per il suo impegno sociale e per le sue supposte simpatie marxiste; un Trattato di culinaria per donne tristi (Sellerio) ispirato dall'Ars amandi di Ovidio e un romanzo, Scarti (Bollati Boringhieri). Onestamente, non ho letto nessuna delle opere  citate, non so se l' Elogio sia tratto da una di queste e se sia stato tradotto in italiano. Nel dubbio, ho voluto farlo io.

 ELOGIO DELLA DONNA FIERA
di Hector Abad Faciolince

A noi uomini maschilisti, che siamo circa il 96% della popolazione maschile, danno fastidio   le donne di carattere spigoloso, duro, deciso. Abbiamo parole denigranti per designarle: arpie, streghe, virago, maschiacci. La verità è che ne abbiamo paura e non vediamo l’ora di far pagare loro molto cara la sfida al potere maschile che fino a poco fa abbiamo detenuto senza discussioni. A quei maschilisti che siamo, maschilisti ancestrali per cultura e per eredità, danno istintivamente fastidio quelle fiere che, invece di piegarsi alla nostra volontà, attaccano e si difendono.
La femmina che sogniamo, un sogno modellato da secoli di prepotenza e dai nostri geni di animali animalesca (ancora non del tutto umani), consiste in una compagna giovane e mansueta, dolce e sottomessa, sempre con un sorriso di accondiscendenza sulla bocca. Una donna bella che non discuta, che sia simpatica e pronunci espressioni gentili, che non reclami mai, che apra la bocca solo per essere cortese, per elogiare le nostre imprese e  festeggiare le nostre stupidaggini. Che usi le mani per le carezze, per tenere la casa impeccabile, cucinare buoni piatti, servire bene le bevande e sistemare i fiori nei vasi. Questo ideale, che le riviste di moda ci confermano, può essere identificato con quella specie di figurine che appaiono in tv, alla fine dei notiziari, sempre sul punto di rimanere nude, con curve incredibili (ti mandano baci e abbracci sebbene tu non le conosca), sempre a tua completa disposizione, in apparenza come se ci dicessero “ Basta che mi avvisi e ti apro le gambe”, sempre come disposte a un vertiginoso sfogo di liquido seminale, tra ridicoli urli di piacere dell’ uomo (ma non loro, che richiedono più tempo e rimangono a metà).
A noi, maschilisti giovani e vecchi, danno scacco queste nuove donne, le donne per davvero, che non si sottomettono e protestano, e per questo continuiamo a sognare piuttosto quelle ragazzette perfette che la fanno facile e non danno problemi. Perché queste  donne nuove esigono, chiedono, danno, si immischiano, si irritano, contraddicono, parlano e si spogliano solo se ne hanno voglia.
Queste donne nuove non si lasciano dar ordini né possiamo piantarle in asso, obbligarle con la forza, metterle all’angolo, costringerle al silenzio e in ruoli subordinati e posti subalterni. Le donne nuove studiano di più, sanno di più, hanno più disciplina, più iniziativa e forse proprio per questo rimane loro più difficile fare una coppia, cosa che certamente noi tutti maschilisti facciamo.
Ma queste donne nuove, se uno riesce a legare e tenere sotto controllo l’asino maschilista che ha dentro, sono le migliori compagne. E nemmeno dobbiamo mantenerle, ché certamente loro non lo permetterebbero perché sanno che quella è sempre stata l’origine del nostro dominio. Quelle ormai non si lasciano più mantenere, il che è un’altra maniera di comprarle, perché sanno che lì – e nella forza bruta – è radicato il  potere di noi maschilisti nei millenni.
Se arriviamo a conoscerle, se riusciamo a sopportare che ci correggano, che rifiutino le nostre idee, che ci facciano vedere gli errori che non vogliamo vedere, che ci sgonfino la vanità con la punta di uno spillo, ci renderemo conto che questa nuova parità è piacevole, perché rende possibile una relazione tra pari, nella quale nessuno comanda né è comandato. Dal momento che lavorano come noi (o più) anche loro la sera si dichiarano stufe  e di cattivo umore e, cosa più grave, senza voglia di cucinare. All’inizio ci darà rabbia, certamente  non le vedremo tanto buone e abnegate come le nostre sante madri, ma son migliori, proprio perché sono meno sante (le sante fanno santi) e hanno tutto il diritto di non esserlo.
Invecchiano come noi e non hanno più la pelle o il seno di ventenni (guardiamoci il petto anche noi, i piedi, le guance e i pochissimi capelli), gli ormoni danno cicli di euforia e cattivo umore, però hanno saggezza per vivere e per amare, se qualche volta nella vita si ha bisogno di un consiglio sensato (se ne ha sempre bisogno, quotidianamente), o di una strategia utile nel lavoro, o di una manovra sicura per essere felice, te lo daranno loro e non le pelli levigate e le tette perfette, anche se queste sono le delizie che sogniamo, un sogno che appena si realizza già non sai che fartene.
Siamo ancora animaletti, noi uomini maschilisti, ed è inutile chiedere che smettiamo di guardare le donnine perfette. Gli occhi se ne vanno dietro di loro, dietro le curve, perché abbiamo dentro un programma ostinato che ci spinge là, come automi. Però se riusciremo a usare bene questa recente eredità, la corteccia cerebrale, se ci sforzeremo di essere più sensati e razionali, se diventeremo più umani e meno primitivi, ci renderemo conto che queste donne nuove, queste fiere donne  che  esigono, lavorano, producono, mandano a fare in culo e protestano, sono quelle  che sfidano di più e proprio per questo quelle che stimolano di più, che divertono di più, le uniche con le quali si possa stabilire una relazione duratura, perché è basata su qualcosa di più di abbraccini e bacini o coiti precipitati seguiti dalla tristezza: ci danno idee, amicizia, passioni, curiosità per ciò di cui valga la pena, sete di lunga vita  e di conoscenza.
 ELOGIO A LA MUJER BRAVA
por Hector Abad Faciolince
A los hombres machistas, que somos como el 96 por ciento de la población masculina, nos molestan las mujeres de carácter áspero, duro, decidido. Tenemos palabras denigrantes para designarlas: arpías, brujas, viragos, marimachos. En realidad, les tenemos miedo y no vemos la hora de hacerles pagar muy caro su desafío al poder masculino que hasta hace poco habíamos detentado sin cuestionamientos. A esos machistas incorregibles que somos, machistas ancestrales por cultura y por herencia, nos molestan instintivamente esas fieras que en vez de someterse a nuestra voluntad, atacan y se defienden.
La hembra con la que soñamos, un sueño moldeado por siglos de prepotencia y por genes de bestias (todavía infrahumanos), consiste en una pareja joven y mansa, dulce y sumisa, siempre con una sonrisa de condescendencia en la boca. Una mujer bonita que no discuta, que sea simpática y diga frases amables, que jamás reclame, que abra la boca solamente para ser correcta, elogiar nuestros actos y celebrarnos bobadas. Que use las manos para la caricia, para tener la casa impecable, hacer buenos platos, servir bien los tragos y acomodar las flores en floreros. Este ideal, que las revistas de moda nos confirman, puede identificarse con una especie de modelito de las que salen por televisión, al final de los noticieros, siempre a un milímetro de quedar en bola, con curvas increíbles (te mandan besos y abrazos, aunque no te conozcan), siempre a tu entera disposición, en apariencia como si nos dijeran "no más usted me avisa y yo le abro las piernas", siempre como dispuestas a un vertiginoso desahogo de líquidos seminales, entre gritos ridículos del hombre (no de ellas, que requieren más tiempo, y se quedan a medias).
A los machistas jóvenes y viejos nos ponen en jaque estas nuevas mujeres, las mujeres de verdad, las que no se someten y protestan, y por eso seguimos soñando, más bien, con jovencitas perfectas que lo den fácil y no pongan problema. Porque estas mujeres nuevas exigen, piden, dan, se meten, regañan, contradicen, hablan, y sólo se desnudan si les da la gana.
Estas mujeres nuevas no se dejan dar órdenes, ni podemos dejarlas plantadas, o tiradas, o arrinconadas, en silencio, y de ser posible en roles subordinados y en puestos subalternos. Las mujeres nuevas estudian más, saben más, tienen más disciplina, más iniciativa, y quizá por eso mismo les queda más difícil conseguir pareja, pues todos los machistas les tememos.
Pero estas nuevas mujeres, si uno logra amarrar y poner bajo control al burro machista que llevamos dentro, son las mejores parejas. Ni siquiera tenemos que mantenerlas, pues ellas no lo permitirían porque saben que ese fue siempre el origen de nuestro dominio. Ellas ya no se dejan mantener, que es otra manera de comprarlas, porque saben que ahí -y en la fuerza bruta- ha radicado el poder de nosotros los machos durante milenios. Si las llegamos a conocer, si logramos soportar que nos corrijan, que nos refuten las ideas, nos señalen los errores que no queremos ver y nos desinflen la vanidad a punta de alfileres, nos daremos cuenta de que esa nueva paridad es agradable, porque vuelve posible una relación entre iguales, en la que nadie manda ni es mandado. Como trabajan tanto como nosotros (o más) entonces ellas también se declaran hartas por la noche, y de mal humor, y lo más grave, sin ganas de cocinar. Al principio nos dará rabia, ya no las veremos tan buenas y abnegadas como nuestras santas madres, pero son mejores, precisamente porque son menos santas (las santas santifican) y tienen todo el derecho de no serlo.
Envejecen, como nosotros, y ya no tienen piel ni senos de veinteañeras (mirémonos el pecho también nosotros, y los pies, las mejillas, los poquísimos pelos), las hormonas les dan ciclos de euforia y mal genio, pero son sabias para vivir y para amar, y si alguna vez en la vida se necesita un consejo sensato (se necesita siempre, a diario), o una estrategia útil en el trabajo, o una maniobra acertada para ser más felices, ellas te lo darán, no las peladitas de piel y tetas perfectas, aunque estas sean la delicia con la que soñamos, un sueño que cuando se realiza ya ni sabemos qué hacer con todo eso.
Somos animalitos todavía, los varones machistas, y es inútil pedir que dejemos de mirar a las muchachitas perfectas. Los ojos se nos van tras ellas, tras las curvas, porque llevamos por dentro un programa tozudo que hacia allá nos impulsa, como autómatas. Pero si logramos usar también esa herencia reciente, el córtex cerebral, si somos más sensatos y racionales, si nos volvemos más humanos y menos primitivos, nos daremos cuenta de que esas mujeres nuevas, esas mujeres bravas que exigen, trabajan, producen, joden y protestan, son las más desafiantes, y por eso mismo las más estimulantes, las más entretenidas, las únicas con quienes se puede establecer una relación duradera, porque está basada en algo más que en abracitos y besos, o en coitos precipitados seguidos de tristeza: nos dan ideas, amistad, pasiones y curiosidad por lo que vale la pena, sed de vida larga y de conocimiento.

Nessun commento:

Posta un commento