03/08/11

Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio di Amara Lakhous

In che paese siamo? dove l’è che sèm? ma l’Italia è un paese civile?
Queste le domande che incalzano la variopinta umanità protagonista di uno Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio, dell’algerino Amara Lakhous (2006, Edizioni e/o), romanzo corale che prende l’avvio da un misterioso omicidio per spingersi verso un’indagine ben più ampia, alla quale il lettore stesso non può sottrarsi.
Così, alla ricerca dell’assassino, la multietnica comunità che abita il condominio romano di piazza Vittorio, teatro del delitto, scruta il suo piccolo orizzonte, si interroga su abitudini incomprensibili che la lasciano attonita, cerca di mettere ordine in un confuso microcosmo, riflesso del paese che abita, con il solo risultato di rimanere vittima dell’equivoco e della reciproca diffidenza.
La polifonia dei punti di vista ci restituisce un’immagine caleidoscopica del reale, in cui non c’è spazio per una sola verità, ma dove ciascuno si fa portavoce della propria senza tener in debito conto la verità dell’altro. Il vivace impasto linguistico, prodotto della eterogenea provenienza dei protagonisti, contribuisce non solo a caratterizzare i personaggi, ma anche a rendere ragione dell’equivoco di cui gli stessi sono vittime inconsapevoli. Un equivoco che induce spesso al sorriso in questo romanzo agrodolce che si pone all’intersezione tra il genere giallo, la commedia e la satira di costume e che, anche per questo, non scivola mai verso i toni patetici della commiserazione.
E mentre i condomini riflettono stupiti sui comportamenti dei vicini, mentre il lettore scopre una verità capovolgersi nel suo contrario al mutare della prospettiva dalla quale questa stessa è raccontata, viene da chiedersi: in che paese siamo? Ma l’Italia è un paese civile?
Domande che difficilmente ci si pone quando, come accade alla maggior parte dei protagonisti del romanzo, non si è in grado di distinguere tra un albanese e un iraniano, tra uno svedese e un olandese, tra un napoletano e un catanese, ma si finisce per accomunare tutti, etichettando indistintamente chi non si conosce come immigrato, clandestino, delinquente.
Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio, dunque, merita di essere letto soprattutto oggi che, atterrito dalla recessione economica, schiacciato da una ben più pericoloso analfabetismo di ritorno, l’italiano medio finisce per trincerarsi dietro la cortina dei luoghi comuni e dell’imbarazzante xenofobia alimentata dai media, trovando, come unica risposta alle sue paure, la soluzione più semplice e primitiva: fare del più debole il capro espiatorio.
Amara Lakhous ci invita a riflettere. Un invito che andrebbe accettato, soprattutto da coloro che, forti della loro subcultura massmediatica, credono di poter dare lezioni a tutti e di non aver bisogno di prenderne da nessuno.

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