29/02/12

Val Susa: prove di "democrazia" autoritaria


Dopo 20 anni di movimento NoTav, la Val Susa si è trasformata in questi giorni in un vero e proprio laboratorio nel quale il nostro governo "tecnico" e "competente" sta facendo le sue prove di pseudo-democrazia all'insegna dell'autoritarismo. Ma, contestualmente, prende corpo e forza  un movimento popolare reale, con tutte le sue diverse anime, unite dalla pratica e dalla lotta, che non è piu limitato ai soli valsusini. Ne è stata prova la manifestazione di sabato 25 febbraio a cui hanno preso parte 75.000 persone e alla quale i media hanno deciso di non dare alcun risalto.Gli stessi media di regime hanno scelto di non raccontare anche le cariche della polizia sui manifestanti che a Torino Porta Nuova aspettavano il treno per Milano.

Chi provoca? Chi usa violenza? L'uomo intervistato nel video di seguito, che con la manifestazione non aveva nulla a che vedere, ma è stato comunque malmenato, pare non avere dubbi


Delle cariche alle spalle, dei lacrimogeni dentro ai vagoni, i media di regime non raccontano, ma non risparmiano energie nel sollevare subdolamente l'ipotesi che Luca Abbà, arrampicandosi su un traliccio e da lì cadendo, in fondo in fondo se la sia andata a cercare. 
Dopo che, ieri, sono iniziati gli espropri, ritenuti illegali dagli avvocati dei NoTav, e poiché la valle non dà segni di cedimento, i media non hanno potuto ignorare la resistenza della Val Susa. Per cui, non hanno risparmiato i loro sforzi nel cercare e magari provocare occasioni di scontro, da cui costruire una vergognosa e falsa narrazione che serva a delegittimare i manifestanti. Come mai si tace sulle cariche di sabato sera della polizia, ma si manda in onda il video in cui il militante dà al carabiniere della pecorella? Perché si tace sulla violenza inaudita, il massiccio ricorso ai lacrimogeni e si rincorre lo scoop dei giornalisti sotto mentite spoglie aggrediti dai NoTav?  A cosa è funzionale la retorica dell'elogio al militare che non ha ceduto alle provocazioni?
Non uno straccio di analisi seria e professionale, che illustri le ragioni dei Valsusini e che ci informi sulle manovre che stanno dietro alla costruzione di un'opera faraonica, sulla cui utilità e opportunità non mi pare che si sia ragionato abbastanza. Qualche voce isolata si alza dal coro monocorde dei plausi all'alta velocità: ad esempio, c'è quella del giudice Ferdinando Imposimato, autore del libro-inchiesta ‘Corruzione ad alta velocità. Viaggio nel governo invisibile’ (ed. Koiné Nuove Edizioni),   secondo il quale la morte di Falcone e Borsellino è collegata anche con la Tav, considerato che entrambi stavano indagando sui legami tra mafia e progetto Tav.
Dunque, sarebbe opportuno analizzare a fondo contro cosa si batte il movimento No Tav, che, inascoltato dalle istituzioni, ribadisce da anni il suo NO a un modello di sviluppo improntato alla devastazione ambientale e sociale. Trattasi di un sistema manovrato dal comitato d'affari della borghesia italiana, un consesso formato da industriali, banchieri, burocrati e mafiosi, che utilizza le istituzioni repressive dello Stato per spazzare via qualsivoglia tipo di dissenso. 
Letto in quest'ottica, il movimento No Tav rappresenta non solo un'istanza di opposizione alla costruzione della Torino-Lione ad alta velocità, ma è anche espressione di una resistenza dal basso di chi vive sulla propria pelle dinamiche che non hanno nulla a che vedere con l'interesse della collettività, ma che invece riguardano i profitti di poche lobby che speculano sulle risorse ambientali ed economiche collettive. La repressione della Valle è repressione di tutt*, è un laboratorio dove si stanno sperimentando prove tecniche di autoritarismo, che mettono violentemente a tacere le ragioni della popolazione in nome di un'inesistente bene collettivo, in questo caso l'alta velocità. Il tutto, con il beneplacito della stampa ufficiale, impegnata a rincorrere le veline della questura con cui costruire una narrazione mistificatoria della realtà, che delegittimi la lotta in Val Susa e scongiuri il crearsi di un consenso attorno al movimento che travalichi i confini della Valle, come di fatto sta accadendo.
Invito  a farsi un'opinione altra dalla vulgata comune frequentando i siti di movimento:
ma anche ascoltando radioblackout

Forza ragazz*! ORA E SEMPRE NO TAV!

Ringrazio il compagno anobiano Dario, per i materiali e per molte delle parole qui utilizzate.

1 commento:

  1. è in atto un tentativo di criminalizzare il movimento da parte di tutti i media nazionali. stamattina ho visto un servizio dove l'eroico poliziotto veniva esaltato e contrapposto al cattivo no tav di turno...

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