04/03/12

Il potere autoritario sconfitto dalle donne No Tav

Come in ogni  propaganda di regime degna di questo nome, è toccato anche alle donne fare da cassa di risonanza al lavorìo di criminalizzazione del movimento Notav portato avanti a oltranza dai media ufficiali. L'occasione l'ha data Pierangelo Sapegno, nipote dell'illustre critico dantesco Natalino Sapegno, giornalista de La Stampa, ma anche di Epoca e Gente, che questa volta si è espresso da un'altra importante testata, Iodonna. Cliccando il suo nome su Google, vengo a scoprire che l'esimio giornalista, nipote di (come si usa in Italia) un esimio critico letterario, dalle pregevoli testate da cui si esprime  non è nuovo all'analisi dei fenomeni filtrata da un'ottica per così dire "di genere": così, se  parla di finanza e vuole denunciare la piaga dell'evasione fiscale, l'Esimio non trova miglior strumento del sarcasmo contro una squillo. Cioè, pare di capire che il problema dell'evasione fiscale stia tutto nella mancata denuncia dei redditi delle prostitute sudamericane (e quella in questione, miracolo, ha anche la pelle chiara!) che, per inciso, fanno un lavoro non giuridicamente riconosciuto. 
Anche sulla questione No Tav, Sapegno junior  ha voluto esprimersi prendendo spunto dall'altra metà del cielo, decretando questa volta la sconfitta delle donne della Val di Susa.
C'era qualcosa di ingenuo e di tenero, che adesso non c'è più, travolto dalla paura della sconfitta o dalla rabbia dell'isolamento.
Ah, capisco, le valligiane che resistono alle cariche, ai lacrimogeni, ai proiettili di gomma e agli idranti hanno perso perché hanno abbandonato l'ingenuo e il tenero e sono salite sulle barricate a difendere la loro terra.  Sapegno junior è rimasto fedele alla medievale donna angelo, mediatrice tra l'uomo e il divino, la Beatrice dantesca tanto a lungo studiata e analizzata in famiglia. Così, a lui non piace la metamorfosi delle valligiane, perché lui preferisce ricordarle quando ridevano e scherzavano andando dietro a striscioni che dicevano "le donne della Val di Susa sanno cucinare e tagliare". Capisco, all'Esimio piace solo il femminile materno, quello ingenuo e tenero, allegro e rassicurante, quello angelicato che tiene a precisare "non sono una violenta io". No, no, non sia mai, la violenza la subiamo solo, tranquille, passive e in silenzio. Al limite, ci sarà concesso fare qualche allegra manifestazione, accodarsi a un corteo giocoso, cantando e ballando, tenendo i bambini per mano, un po' bambine pure noi, e portando "anche dei vassoi, anche le tazze da the o un piattino, che può servire" (cito testuali parole).
E quando l'allegra e pacifica protesta non viene ascoltata, cosa dovrebbero fare le donne? Questo non è dato saperlo. Sta di fatto che Sapegno junior è preso dallo sconcerto di fronte a Marisa, 74 anni, che, alla testa di una fiumana di gente, cesoie in mano, si dirige a tagliare la rete di recinzione che delimita il cantiere che non c'è. 
Così, per  l'Esimio junior, queste donne hanno perso: ha perso nonna Titti, alla quale  la polizia ha rotto una gamba, ha perso Nicoletta, picchiata dalle forze cosiddette dell'ordine e ha perso Ermelinda,  finita in ospedale per le stesse cause e che, il gennaio scorso, così scriveva al collettivo le Ri.bellule di Milano: Portiamo anche i nostri figli alle manifestazioni per la nostra e la loro terra e per questo provano ad intimidirci con la minaccia di segnalare i nostri bambini al Tribunale dei Minori. Nonostante ciò continuiamo ad andare alle reti dove veniamo sistematicamente identificate e filmate….e continuiamo a portare i nostri figli alle iniziative, certo proteggendoli si, ma dalle forze dell’ordine, le uniche che potrebbero danneggiarli durante uno dei nostri cortei. 
E' questa che il nostro esimio giornalista non tollera e chiama sconfitta: l' insubordinazione delle donne, di quelle meravigliose donne che non arretrano di fronte a un terrorismo psicologico esercitato contro le madri sin dall'età della pietra, arcaica pratica di violenza resuscitata contro le valligiane per ridurle all'obbedienza e alla sottomissione, dissuadendole dalla protesta. Sapegno, figlio di un dio maggiore, sbigottisce, e comprendo il perché, al vedere Marianna, 74 anni, che si aiuta con una sedia perché le gambe non sono più forti e lì rimane ferma, irremovibile, con la bandiera No Tav in mano, determinata a rimanere accanto alla sua gente al blocco autostradale.  Si lega alla sedia perché, quando i poliziotti verranno a portarla via, vuole che facciano fatica nella loro impresa. Spaventa, vero, che una donna di 74 anni, che non si regge più a lungo in piedi, non arretri di fronte a un esercito di poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa? 
Annichilito dal terrore della femmina che non si sottomette, l'Esimio sentenzia, in conclusione del suo miserabile pezzo, che abbiamo perso tutti insieme a loro e in una sola cosa questa volta non sbaglia: nel limitarsi all'uso del maschile per tutti. Perché quando una donna non teme di urlare le sue ragioni, quando non si subordina e resiste, a perdere sono soltanto quegli uomini che esercitano un potere autoritario e che non reggono un confronto alla pari.
Eccola una delle donne che, secondo Pierangelo Sapegno, avrebbe perso.



Per approfondimenti
donne notav e bellezza, una critica di parte
ecco chi sono le donne no tav
comunicato donne no tav (14/09/2011)

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