13/04/12

Anche le predone piangono


La parabola discendente della Lega, travolta dal fango e dalle macerie degli slogan su cui aveva costruito se stessa, trascina più rovinosamente una vittima sacrificale,contro la quale si infierisce con un dileggio che ai suoi colleghi maschi viene risparmiato. Puttana, badante, cesso, sfigata che ha bisogno di pagarsi un gigolò per farsi una scopata, sono solo alcune degli epiteti reperiti in rete, a lei esclusivamente riservati, che, molto verosimilmente, avranno concorso a far crollare Rosi  fino alle lacrime.



 Ma oltre alle lacrime c'è di più. 
C'è che la parabola discendente di Rosi Mauro, che si confonde con quella della Lega bossiana, è, a mio avviso, esemplificativa di quanto sia nefasta una politica al femminile che non si preoccupa di smantellare quei meccanismi di potere prodotti da categorie quali il genere. Genere, razza, classe: costruzioni sociali volte a costruire gerarchie basate sulla discriminazione. Rosi Mauro, ben lungi dal prenderne le distanze, ha costruito la sua carriera sfruttando soprattutto una di queste categorie, la razza. Per chi non le conoscesse, sono disponibili su youtube molte delle sue arringhe tese a ottenere il consenso alimentando la paura degli immigrati, arringhe tanto più accese quanto più la Nostra, forse inconsapevolmente, cercava di esorcizzare la paura che le derivava dal fatto di appartenere ad un’altra categoria affine, il genere (ma anche la razza, non essendo lei di razza padana doc). 

La disfatta di Rosi Mauro dimostra che la candidatura di una donna senza se e senza ma, incondizionatamente, solo perché donna, per esigenze di rappresentanza paritaria fini a se stesse, non serve a nulla. Anzi, è pericolosa, perché prepara il terreno al ripresentarsi di una mistica della femminilità e alla retorica del perbenismo, che sono poi a loro volta funzionali a sponsorizzare quelle forme di autoritarismo, esercitato anche dalle donne, che ben conoscono i NoTav di Val Susa e non.
Allora, quando parliamo di quote rosa, di equilibrio nella rappresentanza svuotato da ogni contenuto, “a prescindere”, pensiamoci bene: anche Rosi è una donna. Che ci sia il 50% di suoi cloni al Senato è, di per sé, garanzia di una prassi politica migliore  nel nostro paese?

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