02/05/12

Tu chiamalo se vuoi...Primo maggio

Vignetta di Vauro, pubblicata dal Manifesto
Davvero un bel primo maggio quello di ieri, non c'è che dire. Nel giorno dedicato al riposo e alla festa dei lavoratori e delle lavoratrici, un uomo è morto mentre lavorava. Quest'uomo si chiamava Vasile Copil, aveva 51 anni ed era romeno. Voglio ricordarlo perché quel lavoratore era un migrante, uno di quei migranti ai quali si dedicano prime pagine con titoli a caratteri cubitali solo nel caso di violenze e rapine. 
Poi c'è stato lo stupefacente primo maggio torinese: il corteo è stato aperto dalle forze dell'ordine che scortavano il podestà Fassino e che, come ultimamente accade, non si sono dimostrate ingenerose nel dispensare le loro oramai immancabili cariche 
Ricapitolando, nel giorno della festa dei lavoratori e delle lavoratrici, ricordiamo un morto di lavoro e le cariche della polizia che si abbattono su studenti ai quali sono state tagliate le borse di studio, maestre d'asilo che da mesi protestano per la privatizzazione degli asili e i licenziamenti a seguire, operatori sociali che non vedono lo stipendio da agosto 2011. Insomma, piovono cariche su lavoratori e lavoratrici, studenti e studentesse, precari e precarie, disoccupati e disoccupate, pensionati e pensionate, mentre un migrante muore di lavoro. Veramente un bel primo maggio, non c'è che dire. Un primo maggio che ben rende il clima di miseria, tensione sociale e repressione autoritaria in cui questo paese è precipitato in veloce e rovinosa caduta, letteralmente spinto da un competente governo di tecnici, il cui primo ministro ha avuto lo spudorato coraggio di dichiarare lo scorso 25 aprile, commemorando la Liberazione: si tratta di rigenerare un'esperienza di liberazione, meno drammatica, certo, ma di liberazione da alcuni modi di pensare e di vivere a cui eravamo abituati e che impedivano di proiettarsi nel futuro. 
Capito come? Secondo il monti-pensiero, coloro che lavorano il 25 aprile e il 1° maggio si sono liberat* di un giorno di riposo e di festa che ci impedivano di proiettarci verso il futuro, un futuro fatto di disoccupazione,  assenza di diritti, lavoro nero, precario e sottopagato o magari... perché no? anche non retribuito, con centri commerciali aperti tutti i giorni 24 ore su 24 e call center sempre operativi. Ma che meraviglia, che competenza nell'immaginare un futuro che a noi non piace, ma pazienza: piace ai tecnici competenti, a chi ci capisce, e tanto basti a farci sentire al sicuro e felici.
Quanto a me, incredibile, ma vero, anch'io ho lavorato ieri. No, certo, non ero né a scuola, né al centro commerciale, né al call center e nemmeno al cantiere, ché se mi avessero chiesto di lavorare garantendomi anche un elevato compenso non avrei  speso troppe parole per rispondere. Avrei semplicemente alzato il dito medio. No, no, io stavo aiutando una mia amica a vendere alla fiera le sue splendide piantine biologiche auto-prodotte. Ché se c'è una ricetta che può aiutarci davvero a uscire dal guado di questa crisi economica indotta non  è certamente a base di quella competitività di cui questa gerontocrazia si riempe la bocca a sproposito. No, per me gli ingredienti della  ricetta magica sono altri e piacciono poco e niente al competente governo: sostegno e aiuto reciproci, solidarietà. Solidarietà, dunque, per i familiari dell'operaio morto ieri e per le lotte di chi, sempre ieri, è stat* caricat* dalla polizia a Torino.

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