20/05/12

Fidati di madre natura, di Joyce Lussu


Fidati di madre natura, diceva mia madre,
fidati del sole e dell’ombra
dell’acqua e dell’aria
della terra e delle piante
infinitamente varie
e anche degli animali
che non ti faranno del male
se li guardi negli occhi e gli dai da mangiare.

Fidati di madre natura, diceva mia madre,
se hai una ferita t’offrirà un’erba speciale
per arrestare il sangue
e far ricrescere la pelle e la carne
Se hai un dolore
pensa alle stelle e al mare
alla tenerezza dei petali alla forza
del germoglio minuscolo che rompe la scorza
della ghianda e della castagna
e diventerà un albero immenso
pensa al vento e al tempo
alla terra che pesteranno i piedini
dei bambini non ancora nati
da te lasciata in eredità
e la sorgente del pianto si asciugherà
diventerà cicatrice.

Amavo molto questa grande madre
imprevedibile e imperfetta
ma così accogliente
così pronta a rispondere alla voglia di vivere
a riadattarsi a modificarsi
fluida e semovente
come l’acqua corrente
o i piatti di una bilancia
fatta di cose concrete
che si possono sentire vedere toccare
ma anche di fantasie impalpabili
della mente vagabonda
che girella attorno ai cancelli
dell’inconoscibile
giocando a far finta di aprirli.

Amavo molto questa madre femmina
duttile e democratica
e amavo molto il mio padre-compagno
che sapeva dire “ho sbagliato”
che odiava la caccia e la guerra
e non mi aveva battezzato
per non impormi un superpadre.
Mi apparivan vetusti e dannosi
i superpadri eterni o meno
che s’arrogano diritti feudali
a etichettare incasellare spillonare
mettere in fila e sull’attenti i propri simili
e ogni movimento vivente
distruggendo l’autonomia della gente
l’ossigeno e l’acqua potabile
proclamandosi superiori
umiliando il corpo e l’amore
e i ritmi della natura
dentro schemi rigidi artificiali
geometrie gerarchiche piramidali
di autorità paterne e obbedienze filiali
con la complicità di madri espropriate

Fidiamoci di madre natura
dei suoi messaggi della sua armonia
e anche delle nostre madri
purchè ci diano per padri
maschi-compagni e non maschi-padroni
e non aspettino un messia
che ha sempre ragione.

da Inventario delle cose certe, Andrea Livi editore

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