21/05/12

Non è successo niente, è solo un caso isolato

Foto Getty Images
Confesso di aver voluto aspettare che trascorressero almeno 48 ore dall'attentato di sabato 19 maggio all'Istituto professionale Morvillo-Falcone di Brindisi, in cui è rimasta uccisa una studentessa di 16 anni, Melissa Bassi, e sono rimaste ferite altre 5, delle quali una è ancora gravissima. Ho aspettato un po' prima di mettermi a scrivere, perché in questo paese di puri di cuore e semplici di mente, se osi alzare la tua voce fuori dal coro e muovere un'obiezione alla vulgata comune, rischi di passare per sovversiva, solidale con i mafiosi e i terroristi di turno, magari un po' terrorista pure tu. Allora devi stare attenta e avere la pazienza, prima di pronunciarti, di verificare che forse le tue idee non sono poi così campate in aria, che qualche prova a sostegno delle tue ipotesi c'è, che non sei poi così sola come ti senti, perché nel frattempo qualcuno o, più spesso, qualcun'altrA ha notato quello che hai notato anche tu e forse è stata più coraggiosa di te nel provare a dirlo.

Sta di fatto che, alla notizia dell'accaduto, mentre i media mainstream continuavano a ripetere che erano stati feriti 5 ragazzi, io sottolineavo che no, non erano  ragazzi, ma  ragazze e che l'istituto è frequentanto da una popolazione studentesca prettamente femminile. Però si insiste a parlare di studenti e non di studentesse e questo sicuramente non aiuta a capire. Prendono così corpo suggestive ipotesi, argomentate con una dovizia di particolari tanto abbondante quanto sprovveduta, e a tratti anche ridicola, ipotesi, si diceva, secondo cui si tratterebbe di un attentato di mafia. Anche l'esperto mafiologo di professione, Roberto Saviano, non perde occasione per far bella mostra della sua perizia con un articolo, pubblicato in prima pagina da Repubblica, dal titolo dai traffici agli omicidi, così crescono i nipotini di Riina, articolo in cui, continuando a parlare al maschile di studenti inermi e indifesi, l'esperto autore di Gomorra suggerisce di fronteggiare l'ansia indagando il territorio dove la tregedia ha avuto luogo e attacca con una tirata  sulla Sacra Corona Unita nella quale dà sfoggio delle proprie competenze di indagine, un'indagine che, a nemmeno 24 ore dalla pubblicazione, si è rivelata del tutto fuori luogo, inutile e per di più fuorviante. Complimenti Saviano, capisci così tanto di mafia da non esserti accorto, quoque tu, grande mafiologo, che la mafia questa volta non c'entra nulla. Però vabbe', l'importante è partecipare, esserci, approfittare dell'occasione per stare in prima pagina.
Altra pista d'indagine che si affannano a rincorrere i periti variamente titolati è la strada contorta che legherebbe la scuola di Brindisi agli attentati ad Equitalia, all'ingenere nucleare gambizzato a Genova la settimana scorsa, alla tensione sociale prodotta dalle politiche di austerità del governo Monti. Tentativi di analisi che accostano una scuola con Equitalia? E che c'entra? Nulla, però tutti i giornali, non solo italiani, ma anche esteri, si affannano in tortuose direzioni, alla ricerca di un brandello di verità, da esibire magari accanto a una bella foto con qualche brandello di carne umana: da The Guardian a El Pais, da The New York Times alla Cnn, tutti tentano gli stessi arditi collegamenti, ma nessuno focalizza l'attenzione su due aspetti: che si tratta di una scuola e di studentesse. 
Last but non least, le ipotesi complottiste, caldeggiate dai commentatori del Fatto Quotidiano, la cui versione online è notoriamente infestata dagli influencers della Casaleggio Associati (sì, la stessa che si è inventata Grillo e il movimento a 5 stelle). Dai commentarii del Fatto, gli utenti-influencers ammiccano a Piazza Fontana, si compiacciono di saperla lunga, blaterano ovvietà qualunquiste sullo stragismo di Stato.  Niente, questi due elementi, la scuola e il sesso delle vittime,  da soli non dicono niente a nessuno. 
O quasi nessuno, perché sin da sabato, sul blog di femminismo a sud, compare un post, che invito a leggere, dal titolo Brindisi, strage a scuola. Vi ricordate Columbine? Vi ricordate Marc Lepine? E allora tiro un sospiro di sollievo: non sono poi così sola, anche altre, e sottolineo altrE, ricordano il 6 dicembre 1989, quando Marc Lepine uccise al Policlinico di Montreal 14 donne per dar sfogo alla sua misoginia, oppure la strage del 20 aprile 1999, quando due studenti, armati di tutto punto, aprirono il fuoco alla Columbine High School uccidendo 13 persone. Ecco, a mio avviso l'attentato alla scuola di Brindisi va messo in relazione non con Equitalia, con la Sacra Corona Unita, con lo stragismo di Stato, con le tasse del governo Monti, ma con questi massacri analoghi, in cui si ripresentano scenari e soggetti simili: una scuola, la violenza contro giovani, per la maggior parte di sesso femminile. Possibile che, oltre alla femministe, non ci arriva nessun*?
Poi, nel tardo pomeriggio, la notiziona: non si tratterebbe di mafia, né di strategia della tensione, nè di terrorismo comune, possibilmente anarchico, ma di un caso isolato, che risponde all'identikit di un uomo adulto, di circa 60 anni, probabilmente un ex-militare. E dalle pagine dei giornali, dalle radio, dalle televisioni, senza fare ammenda della valanga di baggianate di cui ci hanno sommerso per due giorni di seguito, oggi tutt* si affannano a ripetere: caso isolato, caso isolato, caso isolato.
Vergognoso, ignobile, meschino, sono i primi aggettivi che mi vengono in mente. Un uomo che usa violenza verso delle ragazzine, questo è lo schema, il meccanismo della violenza agita nell'attentato a Brindisi. E questo schema sarebbe un caso isolato? 
Prima si è dovuto assistere a un brancolare nel vuoto dei media, a una totale carenza di strumenti di analisi adeguati, se non addirittura all' approfittare del massacro, da parte di alcuni sedicenti intellettuali, per pubblicizzare se stessi e la propria (in)competenza. Per l'ennesima volta, abbiamo dovuto assistere alla strumentalizzazione della morte di ragazze per lanciare appelli alla coesione sociale, in un momento in cui questa sembra venir meno a causa di politiche economiche che minano questa stessa alla base. E ancora, abbiamo dovuto ingoiare l'incalzare della montante militarizzazione del territorio, giustificata dalla propaganda securitarista di una Cancellieri che non ha perso tempo a inviare 200 agenti sul posto, sfruttando l'occasione propizia che la strage ha offerto. Adesso, invece, quegli stessi media ci ripetono, all'unisono, che è un caso isolato, il gesto estremo di un folle solitario, forse aiutato da qualcuno, ma pur sempre isolato. Quindi, il ministro Profumo, un ministro dell'istruzione, dichiara che le lezioni devono riprendere regolarmente, bisogna vincere la paura, il gesto è isolato. Sì, certo, isolato, come se non avesse precedenti, come se, ad oggi, non ci fossero, oltre a Melissa,  altre 63 vittime della violenza maschile, 59 tra donne e congiunt* morti a causa di gesti isolati di "pazzi solitari". Le ultime vittime sono proprio di oggi. Un conteggio macabro, che noi donne dobbiamo fare da sole, perché in Italia non esiste un osservatorio nazionale sulla violenza di genere, ancorché questo sia previsto dalla convenzione Cedaw che il nostro paese ha ratificato. 
Nella migliore delle ipotesi, bisogna essere davvero sprovvedut*, cioè privi di ogni conoscenza e strumento di indagine per definire isolato il gesto che si radica in una subcultura misogina e sessista dilagante come quella di questi ultimi anni, una subcultura che vede le donne, ancor più se giovani, come il bersaglio privilegiato contro cui sfogare angosce e frustrazioni. Bisogna proprio essere menefreghist* per non fermarsi un attimo a riflettere su quante volte le adolescenti vengono adescate, attraverso facebook, da adulti che si fingono ragazzini per avvicinarle, spiarle, controllarle, come ha fatto l'attentatore di Brindisi appostato fuori dalla scuola. Queste dinamiche sono forse isolate? 
Quindi, ricapitolando, nel momento in cui si profila all'orizzonte l'ipotesi che un uomo, un adulto, abbia usato una violenza inaudita contro delle adolescenti con il proposito, anche riuscito, di uccidere, la questione viene liquidata con un aggettivo, isolato, che mistifica la realtà e che costituisce il punto di sdoganamento di una subcultura violenta e misogina che viene minimizzata, negata, rimossa dalla lingua e che, pertanto, proprio grazie a questo sdoganamento varca il limes, rafforzandosi. Nel momento in cui scriviamo,  l'ex-militare attentatore è solo un'ipotesi: perché, però, non si prova ad aprire anche ad un'analisi che tenga conto degli elementi del sesso e dell'età del carnefice e delle vittime? Invece no,  si ha fretta di concludere, di trovare il mostro, di buttarla in follia, senza indagare quanto  ci sia di politico oltre il personale, quanto ci sia di culturale. Le fanfare della retorica annunciano il cordoglio, ma rassicurano che è un caso isolato, da che ne conseguirebbe che non ci sia da temere che si ripeta.   Che le lezioni proseguano tranquillamente, si esprima il cordoglio, si canti la messa, ma che tutto questo avvenga senza che nessun* si senta chiamat* in causa, si senta realmente partecipe e pertanto responsabile di un immaginario  collettivo che non cessa di considerare le donne, soprattutto se giovani, carne da macello da esibire, sfruttare, utilizzare secondo necessità, sia che si tratti  di vendere un prodotto, di militarizzare un territorio, di legittimare una guerra, sia che si tratti, alla fin fine, di sfogare le proprie frustrazioni.
Alla fine della messa, andate in pace e state tranquilli. Non è successo niente: è stato solo un caso isolato.


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